Il bambino che non era vero - Keith Donohue
Un romanzo cupo, ma anche affascinante, sulla tematica del changeling. Cosa succede quando un bambino viene rapito dalle fate, e sostituito da un folletto? Il bambino che non era vero risponde a questa domanda.
"Noi rubiamo i bambini e ne prendiamo il posto. Il folletto diventa bambino e il bambino folletto. E non tocca a bambini qualsiasi, ma a quelle rare anime confuse di fronte alla propria giovane vita o particolarmente sensibili alle disperate vicende del mondo".
Il changeling è un tema caro alle leggende di fate: si dice che gli esseri fatati, per dare nuovo vigore alla loro stirpe, ogni tanto scambino un bambino umano con un folletto. Questa vicenda coinvolge nel romanzo il piccolo Henry Day.
All'inizio della lettura ho provato un senso di disagio: era dura da digerire l'ingiustizia del bambino privato dei genitori e fatto piombare tra mostriciattoli selvatici, per non parlare delle vicende del bambino impostore che ingannava i veri genitori.
Questa atmosfera un po' cupa cambia a mano a mano che si procede con la lettura, molto gradualmente, quando i protagonisti nonostante tutto riescono a trovare l'amore. E a me, paradossalmente, è sembrato descritto a tinte più vivide ed emozionanti l'amore tra "Aniday" (il nome storpiato del bambino rubato) e la folletta Speck: un amore che non può essere concretizzato perché i protagonisti non possono diventare adulti, eppure coinvolgente e struggente, per quanto accennato. Al confronto, l'amore più "normale" dell'Henry Day rimasto nel mondo reale sembra molto più stereotipato.
Interessante anche la parte in cui si offrono le vere motivazioni della leggenda del changeling (i bambini deformi o con handicap erano considerati "portati dai folletti" e ciò, purtroppo, questo va volte comportava il loro abbandono), che quasi in un gioco di specchi sono presentate come bugie di un impostore.
Tiololo originale: The stolen child
Traduzione: Elisabetta Humouda
Per leggerlo clicca di seguito: Il bambino che non era vero
Il mio parere in breve
"Noi rubiamo i bambini e ne prendiamo il posto. Il folletto diventa bambino e il bambino folletto. E non tocca a bambini qualsiasi, ma a quelle rare anime confuse di fronte alla propria giovane vita o particolarmente sensibili alle disperate vicende del mondo".
Il changeling è un tema caro alle leggende di fate: si dice che gli esseri fatati, per dare nuovo vigore alla loro stirpe, ogni tanto scambino un bambino umano con un folletto. Questa vicenda coinvolge nel romanzo il piccolo Henry Day.
All'inizio della lettura ho provato un senso di disagio: era dura da digerire l'ingiustizia del bambino privato dei genitori e fatto piombare tra mostriciattoli selvatici, per non parlare delle vicende del bambino impostore che ingannava i veri genitori.
Questa atmosfera un po' cupa cambia a mano a mano che si procede con la lettura, molto gradualmente, quando i protagonisti nonostante tutto riescono a trovare l'amore. E a me, paradossalmente, è sembrato descritto a tinte più vivide ed emozionanti l'amore tra "Aniday" (il nome storpiato del bambino rubato) e la folletta Speck: un amore che non può essere concretizzato perché i protagonisti non possono diventare adulti, eppure coinvolgente e struggente, per quanto accennato. Al confronto, l'amore più "normale" dell'Henry Day rimasto nel mondo reale sembra molto più stereotipato.
Interessante anche la parte in cui si offrono le vere motivazioni della leggenda del changeling (i bambini deformi o con handicap erano considerati "portati dai folletti" e ciò, purtroppo, questo va volte comportava il loro abbandono), che quasi in un gioco di specchi sono presentate come bugie di un impostore.
Tiololo originale: The stolen child
Traduzione: Elisabetta Humouda
Per leggerlo clicca di seguito: Il bambino che non era vero
Commenti
P.S. Molto bello anche il post su Milano medievale. Milano ha luoghi bellissimi!
(Ivy non ti preocuppare a te ti teniamo)
:)
@Nuvolette: ciao, quanto tempo! Sarei curiosa di leggerne la recensione sul tuo blog...
@Lu: ti ringrazio, anche per il commento sul post precedente! In effetti gli angoli medievali delle nostre città sono sempre magici.
@Max: fiùùù, meno male che mi tenete! Allora provo ad informarmi...
lo devo cercare questo romanzo, mi ha incuriosita molto
^_________^
A poi!
@Pupottina: lieta di aver incuriosito anche te :-)
@Let: capisco che, avendo dei bambini, il tema possa inquietare...
@Lu: sì, ci hai azzeccato, ho un debole per gli scorci medievali. Però non è che non apprezzi la modernità, anzi! Il fatto è che una città come Milano è conosciuta solo per l'aspetto più frenetico, di monumenti antichi si conosce solamente il Duomo di solito. E questo non lo trovo giusto, perchè spesso noi italiani non diamo il giusto peso alle belle e antiche particolarità che si trovano nelle nostre città! Ecco, il discorso era questo, ti ringrazio per la puntualizzazione, forse mi ero spiegata male! :-)
http://bookshelf-nicky.blogspot.com/2011/01/stylish-blogger-award.html
Lady: grazie mille, gentilissima come al solito!!
@Nicky: grazie del premio Nicky, e benvenuta!!