La bambina che incontrò una fata
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Immagine dal libro "Fate" di Froud e Lee |
Viveva in un piccolo appartamento di una grande città, che dava su una strada trafficata, eppure le bastava chiudere gli occhi per vedere magnifici paesaggi incantati.
Un'estate capitò una cosa inaspettata. La zia della bambina riuscì ad affittare per le vacanze la vecchia casa di montagna dove tanto tempo prima avevano vissuto i nonni. La bambina non c'era mai stata, perché i nonni l'avevano venduta da giovani e si erano trasferiti per lavoro in una metropoli. Però, proprio in quei mesi estivi, la casa era rimasta in attesa di un nuovo proprietario che la comprasse, e quella zia ebbe idea di affittarla per la vecchia nonna, che aveva espresso più volte il desiderio di tornare in quel luogo di pace.
La nonna chiamò a sé la nipotina, in modo da passare in sua compagnia quel periodo di vacanza.
Alla bimba non sembrava vero vedere i paesaggi che tanto aveva sognato!
La nonna le insegnò tante cose, la portava a raccogliere i funghi e le spiegava quali erano quelli buoni e quali quelli velenosi. Il sottobosco aveva qualcosa di magico, sembrava sempre che uno gnomo dovesse spuntare in mezzo al muschio. Insieme raccolsero fiori di campo, fecero lunghe passeggiate, e la nonna le intagliò un bel bastone da escursione.
Una mattina, la bambina si svegliò prestissimo, ai primi chiarori dell'alba. Spinta da una forza che non sapeva spiegarsi, accorse subito al davanzale, e davanti a sé vide qualcosa di meraviglioso.
Sull'erba morbida del giardino era seduta una fata.
Era coperta solo dai lunghi capelli biondi, le ali da farfalla tremolavano all'aria mattutina, le orecchie erano a punta e gli occhi scuri, a mandorla, le davano un'espressione particolare, come se fosse un animale del bosco.
Il cuore della bambina batteva forte. La fata la guardò negli occhi, e in quegli occhi c'erano mille cose: la bellezza di una mattina estiva, la purezza dell'acqua, il mistero del sottobosco, la luce pallida della luna. Poi, con un battito di ciglia, la fata sparì.
A colazione, non sapeva se dire o no alla nonna del suo incontro, perché temeva di non essere creduta. Alla fine le chiese se in quel villaggio di montagna qualcuno aveva mai raccontato di aver visto creature fatate; la nonna, con un sorriso significativo, raccontò che le fate amavano manifestarsi agli esseri umani che ritenevano buoni e simpatici e che si doveva tenere in gran considerazione quel dono, visto che poteva avvenire una volta sola nella vita.
E fu così: la bambina non rivide più la fata. Ma non scordò mai ciò che aveva scorto nei suoi occhi. Divenne adulta, e continuò a sognare e stupirsi come da piccola, tenendo in gran considerazione la natura e il ciclo delle stagioni, inventando storie, e rallegrando gli altri con i suoi racconti. Questo è il dono che le fece la fata, un dono prezioso.
Commenti
Brava!
;-)
Molte più persone dovrebbe incontrare questa fatina: vivremmo un un mondo migliore!
Anche io vorrei vedere una fatina .... he he he
Buona giornata ed a presto - grazie del giro nel mio blog
Io credo che la vera magia sia proprio il crescere conservando intatta in noi una parte "bambina", sempre capace di stupirsi e di emozionarsi...
ti ringrazio, Vele... sai, anche io leggendo questo tuo racconto ho sognato un po' e vorrei, come lei, non perdere mai fiducia nei miei sogni più veri.
:) bellissima storia :)
@Luigi: eheheheh ^___^
Forse!
@Pupi: mi sa che ci avete azzeccato...
@Luigi: mai perdere le speranze!
@Veggie: bravissima. Hai proprio centrato il senso della storia.
@Rita: giusto! Non bisogna mai smettere di sognare!
@Darjo: non si tratta solo di questo... come dice Veggie:
"io credo che la vera magia sia proprio il crescere conservando intatta in noi una parte "bambina", sempre capace di stupirsi e di emozionarsi"
:-)
Calien di Laboratorio fantasy
Un abbraccio e grazie ancora :-)
Calien
;-)