Piccole donne
Quand'ero ragazzina, diverse persone mi prendevano in giro per la mia passione per "Piccole donne".
"Roba da bambine, crescendo imparerai a leggere libri più intelligenti", mi dicevano. E io, avvilita, verso i quindici anni ho messo da parte le sorelle March per leggere robe pallosissime come Camus e Sartre (non me me vogliano i fans di Camus e Sartre), dandomi aria di importanza.
Ma sapete che vi dico? La Alcott ha scritto un vero capolavoro, e solo perché non è pesante e deprimente non significa che non sia intelligente. Lo sto rileggendo dopo venti anni e mi emoziona come quando ero quindicenne.
E quant'è moderno! La mamma che dice alle figlie "meglio rimanere zitelle che fare un matrimonio di interesse" potrebbe dare dei punti a molte mamme del 2017.
È davvero stupendo riscoprire un libro che si è amato tanto. È come scambiarsi confidenze con un vecchio amico che non si vedeva da anni. Sono rientrata nella famiglia March, tra i lavori di cucito di Meg, le macchie di inchiostro di Jo, i gattini bianchi di Beth, i limoncini canditi di Amy.
Inoltre, ho acquistato anche i due seguiti della saga: "Piccoli uomini" e "I Ragazzi di Jo".
Leggendo questi ultimi sono rimasta stupita dalla carica innovativa dell'educazione promossa dalla Alcott: niente punizioni corporali, classi miste, un insegnamento che mira a trarre il meglio da ciascun individuo e non a fare mero nozionismo.
Ho anche appreso che la BBC nel 2018 farà uscire una miniserie di tre episodi dedicata a "Piccole donne"!! In apertura del post potete trovare la prima foto ufficiale diffusa dall'emittente.
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