La stella di luna- Ep. 8: Un arrivo imprevisto
Episodi precedenti:
1. Il mistero della stella - 2. In partenza per l'Irlanda - 3. Gente di Dublino - 4. Il cerchio delle fate - 5. La festa di mezz'estate - 6. Il segreto di Domhnall - 7. Alla volta di Jarlath
1. Il mistero della stella - 2. In partenza per l'Irlanda - 3. Gente di Dublino - 4. Il cerchio delle fate - 5. La festa di mezz'estate - 6. Il segreto di Domhnall - 7. Alla volta di Jarlath
Un arrivo imprevisto
Mentre versavo nel più totale stato di caos mai provato in
tutta la mia vita, non mi accorsi subito che nella stanza in cui mi aveva
portato la sosia di Niamh erano appena entrate altre due persone:
presumibilmente i genitori della ragazza. I due mi lanciarono un’occhiata
alquanto perplessa (e come dar loro torto dal momento che si erano ritrovati
una sconosciuta in stato confusionale sul divano di casa!), poi la donna si
rivolse in gaelico alla ragazza:
-“Réaltàn, che cosa è successo?”
A quel punto Réaltàn con un sorriso incerto, senza aprire
bocca, iniziò a mimare dei segni con le mani e nel mio stato di shock mi ci
volle più di qualche secondo per realizzare che la fanciulla era muta e stava
comunicando attraverso il linguaggio dei segni. Improvvisamente apparve un
bicchiere d’acqua davanti al mio annebbiato campo visivo e alzando la testa mi
accorsi che era il padre che, con un sorriso gentile, me lo stava porgendo;
sorseggiai l’acqua con avidità nella speranza che bastasse a schiarirmi le idee.
Prima di riuscire a farfugliare qualche parola di ringraziamento o una
qualsiasi spiegazione circa la mia identità, la madre mi fu accanto e
sorridendo (pare che l’unico della famiglia a non sorridere mai fosse Domhnall) mi mise una mano sulla spalla.
-“Come ti senti, cara?” mi chiese in inglese con aria
sinceramente preoccupata.
-“Ehm…” mi schiarii la voce a fatica “… bene… sto bene… Io
sono un’amica… sì… sono un’amica di Domhnall…”
A quelle parole i tre si scambiarono uno sguardo
significativo, poi la donna rivolgendosi alla figlia – sempre usando l’inglese
per rispetto nei miei confronti – disse:
-“Réaltàn, è un’amica di tuo fratello!
E’ così insolito vedere una sua amica da queste parti! Dobbiamo trattarla con
la massima gentilezza!” sorrise divertita.
Ero arrivata da non più di due ore e già mi sentivo a casa
mia in quel luogo: i signori O’Brien si erano dimostrati da subito amichevoli
con me, mostrando un calore e una
simpatia che al giorno d’oggi sono difficili da vedere nei confronti di persone
sconosciute; notai fin da subito che si trattava di gente semplice e alla mano,
ancora legata a quei valori di solidarietà e amicizia che un tempo erano la
norma tra le persone. Eravamo tutti e quattro seduti al tavolo della sala da
pranzo, nel clima più familiare possibile, e non appena mi fui ripresa a
sufficienza, dopo aver bevuto il tè bollente che Réaltàn mi aveva preparato, i
signori O’Brien avevano iniziato a farmi qualche domanda.
-“Quindi vivi proprio a Roma città?” chiese Mr O’Brien.
-“Esattamente” risposi
“Noi ci siamo stati in viaggio di nozze tanti anni fa…” disse
Mrs O’Brien con aria sognante, poi si rivolse di nuovo a me “… E dimmi, quella
deliziosa piazzetta con il mercato…” ma non riuscì a finire la frase perché un
rumore fortissimo catturò la nostra attenzione: sentimmo una porta sbattere
fragorosamente e pesanti passi in avvicinamento. Dopo qualche istante comparve
Domhnall sulla porta della cucina. Aveva una terrificante espressione furiosa
sul volto! Tutti e quattro lo guardammo con la medesima espressione perplessa…
stessa espressione perplessa che ben presto assunse anche lui: dovevamo
sembrare insolitamente sereni e tranquilli ai suoi occhi, certamente quel suo
caratteraccio non riusciva concepire l’altrui calma interiore.
-“Domhnall, tesoro, arrivi giusto in tempo! Guarda chi ci è
venuta a trovare: la tua cara amica
Ginevra! Vuoi anche tu una tazza di tè?” gli chiese la madre come se non si
fosse minimamente accorta dell’aria attonita di Domhnall il Tenebroso.
Ignorando la domanda, lui mi squadrò attentamente e poi, cercando con scarsi
risultati di dominare la rabbia che stava di nuovo affiorando sul suo volto,
ordinò alla sua famiglia di lasciarci soli. I genitori e la sorella sembravano
riluttanti, evidentemente incapaci di capire le azioni del ragazzo, ma dopo un
istante si alzarono tutti e tre e se ne andarono; Domhnall li lasciò sfilare e
poi si affrettò a chiudere la porta della stanza alle sue spalle. Eravamo da
soli e io mi sentivo maledettamente a disagio. Lo sguardo che mi lanciò in
seguito mi fece rabbrividire, provai a parlare per spiegargli quello che lui
evidentemente voleva sapere, ma non mi diede il tempo di aprire bocca.
-“Che cosa credevi di fare? Ti ho vista mentre rimettevi a
posto le chiavi nella mia giacca! Mi ci è voluto un istante per capire quali
erano le tue intenzioni, fastidiosa ficcanaso! Ti sono subito corso dietro per
fermarti… ma purtroppo sono arrivato tardi: quando il battello era già partito!
Per questo, per sventare qualsiasi assurdo piano ti fosse venuto in mente, sono
stato costretto a prendere il battello successivo per raggiungerti!” disse
tutto questo senza mai fare pause, senza mai respirare, con la più terribile
delle espressioni.
-“Ascolta, so che può sembrare che io…” provai a farfugliare
ma lui mi zittì con un solo sguardo.
-“Non avresti mai dovuto prenderti la libertà di ficcare il
naso in casa mia! Dovrei denunciarti per questo! Chi ti ha dato il diritto
d’impicciarti dei miei affari personali? Puoi rubare pezzi da museo e farla
franca, ma nessuno ti dà il diritto d’invadere la privacy delle persone!” a
quelle parole mi si strinse il cuore, ma lui implacabile continuò a biasimarmi
“Il tuo gesto sconsiderato rischia di costare caro alla mia famiglia,
soprattutto a mia sorella! Ma tanto a te, la famosa Ginevra Baroni, cosa
importa?”
Le sue parole mi avevano fatto male nel profondo, in un modo
che mai avrei creduto possibile. Sapevo di non aver agito per recare danno a
nessuno… eppure, non potevo evitare di sentirmi mortificata: comprendevo che
lui stava solo proteggendo la sua famiglia. Chinai il capo senza nemmeno
provare a difendermi, ero troppo abbattuta dal suo disprezzo per poter reagire.
Passarono alcuni terribili minuti di silenzio, poi lo sentii sospirare e
sbirciando timidamente verso di lui mi accorsi che si era seduto: aveva l’aria
di una persona giunta al limite dell’esasperazione e sembrava riflettere su
qualcosa. Improvvisamente fissò lo sguardo su di me e schiarendosi la voce
disse semplicemente:
-“Tanto vale, a questo punto, che ti racconti tutta la
storia”.
Nota delle autrici: i commenti più belli verranno pubblicati nell'ebook che creeremo per raccogliere tutta la storia!
Commenti
Bwahahahah (risata sadica)
:-D
Ma no, dai! Non è per cattiveria... pensa che così sarà ancora più bello leggere la prossima puntata, in cui scoprirete tutta la storia di Réaltàn!
Ed ecco che il povero Domhnall crolla e confessa...
;-)
Che bello, non vedo l'ora di scoprire la storia della famiglia!!!
Mi sta simpaticissima Réaltàn!!!
Non vedo l'ora di settimana prossima!
@Alfa: in effetti è un'arma potentissima, di fronte alla quale il povero Domhnall può solo soccombere!
;-)
@Silvia: infatti!!
@Grace: sono contenta che il personaggio di Réaltàn ti piaccia!
@Vero: grazie! Devo dire che la sorella di Domhnall sta raccogliendo consensi!
@Pippi: ahahah, mitica la prozia Ortensia!!
Buoni giorni pasquali anche a te!
P.S.= Dato che non avrò modo di tornare su blogger in questi giorni, ne approfitto per farti tanti auguri di buona Pasqua!
Lunedì arriverà la storia di Réaltàn :-D
Ai complimenti aggiungo sinceri Auguri di Buona Pasqua a Vele e Silvia, allo gnomo del Rosmarino e a tutti i personaggi (reali o fantastici non fa differenza) che colorano la vita in questo meraviglioso blog. Un abbraccio.