La stella di luna - Ep. 14: L'eredità di Niamh e Thomas
Episodi precedenti:
1. Il mistero della stella - 2. In partenza per l'Irlanda - 3. Gente di Dublino - 4. Il cerchio delle fate - 5. La festa di mezz'estate - 6. Il segreto di Domhnall - 7. Alla volta di Jarlath - 8. Un arrivo imprevisto - 9. La storia di Réaltàn - 10. Il medaglione - 11. La pergamena - 12. Mr Puck - 13. Il sorriso di Réaltàn
Sentendo
quelle parole provai una sensazione di liberazione: percepii che la maledizione
delle donne O’Brien era spezzata. Avrei voluto stringere la mano di Domhnall,
ma dopo un impercettibile movimento delle dita mi bloccai; non sapevo ancora a
che punto fosse la confidenza tra noi due e soprattutto non sapevo se lui avesse
apprezzato un simile gesto. Proprio in quell’attimo, però, sentii che mi
afferrava la mano per poi stringerla saldamente, come se avesse intuito i miei
pensieri.
1. Il mistero della stella - 2. In partenza per l'Irlanda - 3. Gente di Dublino - 4. Il cerchio delle fate - 5. La festa di mezz'estate - 6. Il segreto di Domhnall - 7. Alla volta di Jarlath - 8. Un arrivo imprevisto - 9. La storia di Réaltàn - 10. Il medaglione - 11. La pergamena - 12. Mr Puck - 13. Il sorriso di Réaltàn
Episodio 14: L’eredità di Niamh e Thomas
Il mattino seguente mi svegliai ancora in casa
O’Brien: Domhnall aveva approfittato della visita imprevista per passare tutto
il fine settimana con la sua famiglia, e i suoi genitori avevano insistito
perché rimanessi anch’io.
Ciò che mi svegliò fu una voce bellissima, limpida
e dolce… una voce angelica! Ancora nelle nebbie del sonno riconobbi la melodia
della canzone che stava intonando… era molto famosa nella capitale, l’avevo sentita
tante volte dagli artisti itineranti lungo le strade di dublinesi…
And
say for you that the sun don't shine?
Let
me take you by the hand
And
lead you through the streets of London
I'll
show you something to make you change your mind
…era
Street of London! Una canzone dalla
melodia struggente e il testo duro, ma cantato da quella limpida voce il
ritornello sembrava cambiare il suo significato, diventando portatore di
speranza:
Come puoi dirmi che sei solo
E dire che per te il sole non splende?
Lascia che ti conduca per mano
Attraverso le strade di Londra
Ti mostrerò qualcosa che ti farà
cambiare idea
Mi
lavai e vestii di fretta, perché ero troppo curiosa di sapere da dove
provenisse quella voce: non era la radio, qualcuno in carne ed ossa stava
cantando in casa O’Brien!
Quando
scesi, vidi Domhnall fermo impalato davanti alla porta della cucina, con
un’espressione stranissima sul volto: aveva gli occhi sgranati e sembrava che
trattenesse il respiro. Mi preoccupai nel vederlo così, invece che con la sua
solita faccia tra l’impassibile e l’accigliato, perciò gli misi una mano sulla
spalla per scuoterlo:
“Ehi,
McCarthy! – avevo deciso di chiamarlo così per prenderlo un po’ in giro – cosa
succede?”
Lui
si riscosse un attimo vedendomi, tentò di parlare ma non gli uscirono le parole
di bocca, così mi mise una mano sulla schiena e mi spinse delicatamente davanti
a sé, in modo da farmi vedere la scena che stava guardando lui.
Allora
capii lo stato d’animo di Domhnall: in cucina c’era Réaltàn intenta a preparare
una torta, e nel mentre cantava Street of
London! Cantava! Non solo aveva ripreso la voce, ma anche la passione per
il canto…
In
quel momento lei si voltò e ci sorrise:
“Che
fate lì immobili? Perché non mi aiutate con questa torta?”
Noi
facemmo come aveva detto, ubbidienti, aiutandola a preparare il dolce e poi a rigovernare.
Mentre
aspettavamo che la torta cuocesse in forno, ci riunimmo attorno al tavolo della
cucina.
Réaltàn
improvvisamente mi chiese:
“Ginevra,
che ne pensi della cultura giapponese?”
Domhnall
aggrottò le sopracciglia di fronte a quella domanda inaspettata, ma io
istintivamente risposi:
“Mi
piace un sacco… adoro Sailor Moon!”
Lei
si mise a ridere di cuore:
“Sì,
anche a me piace! E in generale sono sempre stata un’appassionata delle
tradizioni nipponiche. Una cosa che mi ha sempre affascinata è la credenza
degli Tsukumogami, oggetti che dopo
un lungo periodo d’uso acquisiscono un’anima. Che so, l’orsacchiotto di un
bambino, o una panchina che ha ospitato generazioni di passanti.”
“Affascinante!”
“Sì.
Io ho sempre pensato che il medaglione di mia nonna, la Stella di luna, fosse uno Tsukumogami – con una mano sfiorò l’opale
scintillante che portava al collo – ora so che è permeato dell’amore di Thomas
e delle speranze di Niamh; fino a poco fa non conoscevo la loro storia, ma
avvertivo la sua energia ed è per questo che mi è costato tanto separarmene. Quest’oggetto
è l’unica cosa che rimaneva a Niamh del suo amato, quando fu costretta a
trasferirsi in Austria; però un oggetto, per quanto caro, non è come avere
accanto una persona in carne ed ossa. Perdere una persona amata è terribile, e
infatti io avevo deciso di smettere di parlare perché non potevo accettare di
essere sopravvissuta a Liam, di essere viva mentre lui era morto.”
Io
sentii subito le mie guance accalorarsi per l’agitazione: non volevo che
Réaltàn, in preda alla tristezza, perdesse di nuovo il sorriso e la voce.
“Réaltàn,
ascoltami…!” iniziai, ma lei mi bloccò con un sorriso:
“No
Ginevra, lasciami finire… dovete sentire tutto quello che ho da dirvi”
“Lei
interrompe sempre” si affrettò a puntualizzare il fratello, con un tono che mi
fece sorridere, perché sembrava una persona che mi conosce ormai da una vita.
Réaltàn
riprese:
“Niamh
soffrì tantissimo e ciò la portò alla morte: Niamh era sola. Era stata separata
dall’amato e dalla famiglia e portata in una terra straniera, costretta a
vivere assieme ad una persona che non amava. Ho riflettuto molto, e mi sono
resa conto di essere molto diversa da lei… io ho perduto Liam, ma ho ancora
delle persone che mi amano con tutto il cuore: i miei genitori e tu, Domhnall,
che hai perfino rinunciato alla carriera per starmi vicino. E ora anche tu
Ginevra, che senza timore sei andata a recuperare il mio medaglione. Il fatto
che sia tornato a me dopo tutte le traversie che ha passato mi fa pensare che
sia un segno del destino… l’amore di Thomas e Niamh è di nuovo con me, così
come il vostro. Sono stata un’egoista a non provare a riprendermi, facendo
soffrire tutti. Questa consapevolezza mi ha fatto tornare la voglia di parlare
e cantare. Ho capito che devo vivere e fare tesoro della vita ogni giorno:
provando ad essere felice per me stessa e per Niamh.”
My Sweet Rose, J. W. Waterhouse
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In quel momento seppi che Niamh e Thomas da qualche
parte erano felici per tutti noi… perché quella era la loro eredità!
Nota delle autrici: i commenti più belli verranno pubblicati nell'ebook che creeremo per raccogliere tutta la storia!
Commenti
Questa storia mi è piaciuta tantissimo, un appuntamento imperdibile tutte le settimane, per me, di quelli che ti scandiscono il tempo con grande piacere. Vi siete superate.
Tra l'altro, il finale con le mani strette dei due protagonisti è davvero toccante.
Spero che produrrete ancora cose belle :).
Qualcosa mi fa pensare che ci sarà una terza parte...
Scherzo Maionchi a parte, BRAVEEEE!!!Mi siete piaciute!
@Vero: grazie! Anche per noi è stato bellissimo... abbiamo ricevuto tanti commenti meravigliosi che ci spronano a migliorare e andare avanti con altri progetti!
@Geillis: eh sì, ci hanno tenuto compagnia per un bel po'!
@Grace: l'eredità è qualcosa di più spirituale... è il sorriso di Réaltàn, è l'intesa tra due anime diverse come Domhnall e Ginevra... è l'amicizia e l'unione di tutti loro, nel nome dei due innamorati vittoriani!
@Luigi: mmmh... chi lo sa?!? Mai dire mai!
;-)
@Max: aah, meno maleee! Allora siamo state promosse!!
^___^
;-)
@Veggie: grazie mille!!!
P.s. Anch'io, come i giapponesi, sono convinta dell'esistenza degli Tsukumogami, oggetti impregnati dell'anima di chi sta loro vicino.
@Pippi: vedo che gli Tsukumogami vi hanno affascinato! Ognuno di noi ne ha! :-D