Ritorno al bosco dei 100 acri


Christopher Robin, il tenero bambino che affianca Winnie the Pooh in mille avventure, ormai è cresciuto. Non è più un sognatore, non scorrazza più nel bosco dei 100 acri. Ha lasciato quella dimensione, è andato in guerra, ha messo su famiglia. Ha trovato un lavoro alienante, ha un capo insopportabile e incapace. Nella sua vita non c'è più spazio per i sogni... o forse no?


Bastano poche righe per riassumere l'avvio della storia, eppure sono molti i significati trasmessi dal film.
Dico subito che mi è piaciuto tantissimo. Penso che abbia molto da trasmettere sia agli adulti che ai bambini. I piccoli (come le mie figlie) saranno incantati dai pupazzi parlanti e canterini. Ma i grandi leggeranno nella storia qualcosa di più. È un film che affronta il tema della perdita degli ideali, a mano a mano che si cresce, della dimensione del sogno. Ma c'è anche la speranza, perché se è vero che il passato non torna e che bisogna fare i conti con i doveri del presente, è anche vero che ognuno di noi può decidere di coltivare la sua parte più sognante, dedicando del tempo al bambino interiore che si cela in ognuno di noi.

C'è una scena in cui Christopher Robin corre per prendere il treno, ma Winnie The Pooh lo fa rallentare per comprare un palloncino rosso. "Perché lo vuoi? È una cosa inutile!" Dice Christopher. "Sì, ma mi renderebbe felice" risponde l'orsetto. Il palloncino rappresenta tutto il mondo perduto dei 100 acri, quel mondo fatto di "far niente", di ore trascorse a guardare le nuvole parlando con pupazzi di stoffa. Qualche scena dopo, Christopher abbraccia Pooh dicendo "Mi sono smarrito", e l'orsetto risponde: "Ma io ti ho ritrovato!" Beh, confesso che a quella scena mi sono venute le lacrime agli occhi. A chi non capita di smarrirsi, a causa della durezza a cui ci sottopone la vita? A chi non capita di formarsi una corazza, per evitare di soffrire ancora? Eppure basta guardare un piccolo palloncino rosso per ritrovare un po' di magia nella grigia quotidianità.

Altra cosa che mi è piaciuta: i pupazzi e il bosco dei 100 acri non sono rappresentati in chiave "fiabesca" e "disneyana". Al contrario, sono molto realistici e quasi gotici. La campagna inglese compare in tutto il suo malinconico fascino. Questo rende l'atmosfere ancora più suggestive.

Inoltre la recitazione di Ewan McGregor, che interpreta Christopher Robin, è magistrale. Nei suoi occhi stanchi leggevo proprio il passato di un bambino cresciuto troppo in fretta.

Era da molto che non vedevo un film così affascinante, profondo e toccante! Alla faccia di chi dice che i live action Disney non hanno più senso ;-)

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