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Visualizzazione dei post da maggio, 2010

Zio Paperone e la stella del Polo - Carl Barks

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Oggi vi parlerò di una delle più belle storie di Carl Barks , "l'uomo dei paperi", definito così dal fumettista Don Rosa (considerato l'erede di Barks): Per me Barks (e non sono certo il primo ad affermarlo) è il più grande narratore del XX secolo. [...] È nato all'inizio del secolo ed è morto, nel suo centesimo anno di vita, durante l'anno finale di quel secolo. Che è stato il suo. La storia, dicevo, in Italia è nota come "Zio Paperone e la stella del Polo" , mentre in originale si intitola "Uncle Scrooge in Back to the Klondike ". In Italia è stata ristampata da poco nella collana "La grande dinastia dei paperi" edita dal Corriere (sotto i riferimenti * ), che io ho reperito in biblioteca. La trama: scopriamo come Paperone abbia conosciuto in gioventù la bella Doretta Doremì (orig. Glittering Goldie ), ballerina di saloon tanto affascinante quanto avida d'oro e ricchezze. Pensate che la versione originale, edita nel

Robin Hood di Ridley Scott

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A volte, quando si va a vedere un film senza troppe aspettative, succede di rimanere positivamente sopresi. A me, questo Robin Hood recitato da Russel Crowe non ispirava molto . La leggenda di Robin è una delle mie preferite, perciò ho letto le sue gesta sia sul Robin Hood il proscritto di Dumas, sia - soprattutto - su Ivanhoe di Walter Scott, in cui il nobile fuorilegge è uno dei personaggi principali, e secondo il mio parere anche il più bello. Insomma, io Robin me lo immaginavo un giovanotto smilzo e scaltro, non certo un "cinghialotto" alla Russel Crowe. E invece devo ammettere che Crowe è così bravo da rendere perfettamente credibile il personaggio . Il suo Robin, metà impostore metà nobile cavaliere, è un eroe coraggioso e sornione, che risulta subito simpatico. Anche l'allegra brigata dei suoi compagni (Little John & co) fa fede al proprio nome: numerose sono le scene in cui cantano e suonano in compagnia. Il loro affiatamento è tangibile anche perchè

I racconti di Terramare - Gorō Miyazaki

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I racconti di Terramare è un cartone scritto e diretto da Miyazaki "Junior", cioè il figlio del grande Hayao Miyazaki. La storia: Il giovane  principe Arren soffre di gravi crisi d'identità, che lo spingono ad allontanarsi dal suo regno. Durante il viaggio incontrerà l'arcimago Sparviere , la materna maga Tenar e la giovane Therru , che nasconde un segreto... La trama è abbastanza complicata, penso che occorra vedere il film un paio di volte per capire bene tutte le sfumature. E' anche molto profonda, con le sue riflessioni sulla vita e l'eternità . Forse quello che manca a Gorō Miyazaki è un po' dell'allegria infantile del padre, che pur affrontando temi adulti riesce a stemperare anche le tematiche più impegnative. Nel complesso, però, mi è piaciuto parecchio: toccante e ricco di personaggi meravigliosi , come il saggio e gentile Sparviere. I disegni , inutile dirlo: una gioia per gli occhi!

Giro di vite - Henry James

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Ho finito da poco Giro di Vite di Henry James e devo dire che mi ha stupita tantissimo . Non avrei mai immaginato di trovarmi di fronte a una storia così: pensavo si trattasse del tipico romanzo gotico , come ce n'erano tanti all'epoca. In effetti le premesse ci sono tutte, a cominciare dalla giovane governante protagonista, incaricata di curare due deliziosi bimbi, passando per la grande casa immersa nella campagna e per le inquietanti visioni di fantasmi. Mano a mano che si procede con la lettura, però, si capisce che qualcosa non torna . James dice e non dice, allude, imposta un gioco intellettuale col lettore fino ad arrivare all'apice finale della storia . La conclusione è contenuta nell'ultimissima riga, e lascia col cuore in gola. Una volta letta l'ultima riga, dunque, viene automatico rileggere la storia da capo per reperire altri indizi (questa cosa mi ha ossessionata per giorni e giorni). Perché l'interpretazione non è univoca , anzi! La pr

Daisy Miller - Henry James

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Di Henry James  avevo già letto Ritratto di signora , che mi aveva lasciata un po' "insoddisfatta". I personaggi non facevano altro che pensare e pensare, ma alla fine non si capiva mai cosa volessero veramente. Però l'autore mi ha incuriosita e così ho letto un altro suo romanzo. Daisy Miller , al contrario di Ritratto di signora, è un libretto assai snello. Molte tematiche sono affini: la protagonista vivace e sfrontata , la contrapposizione tra la società americana - pragmatica ma anche puritana - e quella italiana, più molle, antica e affascinante. Ho trovato la narrazione fresca e coinvolgente, non macchinosa come nel precedente romanzo. Daisy, poi, ha una personalità incantevole, anche se (o proprio perché) non si capisce dove finisca la sua ingenuità e dove inizi la sua spudoratezza. Questo libro mi è piaciuto veramente molto e mi ha fatto rivalutare James.  Il finale, poi, è tutt'altro che aperto e non lascia certo indifferenti. Credo che la des